Pur essendo nel bel mezzo di agosto la memoria dell’emergenza sanitaria dei mesi scorsi è ancora molto vivida. Risale a quel periodo un lavoro che doveva essere svolto con urgenza e che si è concluso nel migliore dei modi. Proprio durante il lockdown, in Friuli Venezia-Giulia, in una zona montana delle Valli del Natisone, la Protezione Civile doveva intervenire per sistemare un muro di contenimento danneggiato di una scarpata. Nonostante le rigide restrizioni, il lavoro doveva essere eseguito in fretta perché il rischio di cedimento della scarpata avrebbe messo in pericolo l’intera vallata. A eseguire l’intervento la G.M. Scavi e Miniscavi di Grudina Morris che, nota per la realizzazione di opere miste, definite vere e proprie “opere d’arte paesaggistica”, ha impiegato attrezzature idrauliche firmate MB Crusher, nello specifico una benna frantumatrice MB-C50 e una benna vagliatrice MB-S10. Qui di seguito i dettagli.
La tipologia di opera scelta per questo lavoro di contenimento è mista legname e pietra. Un’opera, quindi, non legata a vincoli ambientali, non impattante per l’aspetto paesaggistico della vallata, veloce da terminare rispetto ai muri di cemento armato e totalmente risolutiva, considerato l’importante dislivello. Parola chiave del cantiere era finire in fretta, più che altro per una questione di sicurezza. I problemi principali erano due: ottimizzare tutto il materiale presente in cantiere (per il drenaggio, infatti, serviva tanto materiale pulito e di qualità, in modo che l’acqua non ristagnasse) e recuperare altro ghiaino.
Primo step, la fase di scavo dell’opera da sostituire, a cui è seguita la rimozione dei tronchi marci del precedente muro e del ghiaino. Per far questo è stato necessario risalire la scarpata in quattro fasi, con un dislivello di 15 metri orizzontali e 30 verticali. Anche recuperandolo tutto, il ghiaino presente in loco non bastava per finire l’opera, bisognava recuperarne altro. Ed ecco il problema: per fare arrivare i camion con l’aggregato da Cividale del Friuli ci voleva almeno un’ora di strada; inoltre, per raggiungere il cantiere si doveva passare sopra a un ponticello inaccessibile a mezzi pesanti. Sarebbe stato necessario scaricare il materiale a 150 metri di distanza per poi portarlo a destinazione con una minipala.
“E così avanti e indietro, mezzo cubo alla volta – commenta Morris Grudina, titolare dell’impresa – e per il drenaggio ne serviva tanto. Quindi i tempi sarebbero aumentati notevolmente e con loro i costi. Così abbiamo scelto il frantoio e la vagliante MB Crusher, proprio per evitare questi alti costi di trasporto e movimentazione della ghiaia e evitando anche i costi di acquisizione del materiale”.
Come già detto, in cantiere hanno lavorato le due attrezzature più piccole di MB Crusher, il frantoio mobile a mascelle MB-C50 per escavatori dai 50 ai 80 quintali, e la benna vagliatrice MB-S10 per macchine operatrici dai 40 ai 90 quintali. In sostanza, la benna vagliante è stata usata per selezionare e pulire il materiale di risulta dello scavo, recuperandolo tutto. La benna frantoio invece ha frantumato le pietre già presenti sul posto. Poi di nuovo con la vagliante è stato possibile ottenere ciottoli puliti, selezionati a 4-8 cm per un drenaggio ottimale. Anche la parte fine di risulta dalla vagliatura è stata riutilizzata per fare il manto di stabilizzato.